
Ho modificato la descrizione del blog, a quasi due mesi dal primo post, perché di discussione ce ne è assai poca (a parte i post dei miei fratelli, di Chris e di Luna, mentre Wil Coyote è scomparso, e me ne dispiace), mentre rimane essenziale, per me, la fedeltà alle ragioni "ideologiche" che mi hanno spinto a tenere questo diario on line.
Le ragioni sono quelle che esponevo in un "Manifesto degli ultimi romantici" postato l'11 marzo e reperibile sotto quella data, che ho sintetizzato nella descrizione.
E' difficile, molto difficile, la fedeltà alle ragioni del cuore, perché se è vero che il cuore ha una sua ragione e le sue ragioni, è innegabile che il mondo se ne fa molto spesso beffe. Anzi quasi sempre, se non sempre.
Quante volte ci si scontra contro la "ragion pratica", e meglio pragmatica, di chi, invece, e dal suo punto di vista magari a buon diritto, mette il cuore al guinzaglio della Ragione?
Quante volte, da ultimi romantici, capita di essere chiamati, con malcelata o evidente compassione, mista magari a una remota ammirazione, "sognatori","visionari",
"idealisti", "utopici", o peggio "fuori di testa"?
Quante volte la realtà delle cose e dei rapporti umani tradisce le illusioni, le speranze, le aspettative?
La regola, piuttosto che l'eccezione, è proprio questa.
Gli ultimi romantici si sentono dire spesso che sono persone belle, splendide, irripetibili, ineguagliabili ma...ci si arrischia poi ad affidargli la propria vita? Si compie il grande balzo, oltre la prosaica realtà quotidiana, i riti, le regole, le convenzioni, che richiede la loro mano tesa?
Eppure, se si è veri ultimi romantici, e siccome lo si è e non lo si diventa, non si cambia lo statuto della propria esistenza, anche quando l'esperienza dimostra che non si va da nessuna parte oltre l'orizzonte del proprio cuore.
Ma se l'orizzonte di quel cuore dovesse chiudersi, se la speranza dovesse spegnersi, se soprattutto dovesse subentrare la rassegnata accettazione delle regole del gioco del mondo antiromantico, non vi sarebbe più vera possibilità di vita: la vita diventerebbe un deserto piatto, arido e secco, molto più di quello evocato da Wil Coyote, una sequenza di giorni tutti uguali, la ripetizione meccanica di gesti, parole, abitudini disincarnate dalla passione, dalla emozione, da ogni impulso vitale vero.
Gli ultimi romantici piangono molte lacrime e ridono molto poco, al massimo sorridono, e spesso di se più che degli altri.
E' vero, tutto vero. Ma in quelle lacrime, in quelle malinconie, in quegli scoppi di rabbia verso il mondo antiromantico e prosaico, in quei sogni, in quelle illusioni, si racchiude un tesoro di vita, il senso che non si è diventati degli zombie, morti viventi quanti ne vediamo, a frotte, per le strade, negli uffici, nei cinema, nei ristoranti.
Se non ho altro che la ricchezza dei miei sogni, lasciatemi dormire in pace.
Se i miei occhi sono quelli ingenui del bambino della foto di scena di "Road to perdition", non mettetemi gli occhiali, non mi cingete il capo con una benda nera.
Se il cuore riesce a battere per un'emozione, lasciate che vada in fibrillazione.
Questo vorrei dire a quelli che si sono rassegnati ad un mondo arido, piatto, secco, come il deserto.
Ho labbra molto meno secche delle loro.