Questa sera sono più pessimista, o meno ottimista, del solito (lo so che non è la stessa cosa, diciamo allora più pessimista della ragione e meno ottimista della volontà, che rende meglio lo stato d'animo).
Nella mia lunga carriera di ultimo romantico mi assalgono, di tanto in tanto, dubbi fondamentali sull'adesione incondizionata (e purtroppo necessitata, perché come ho detto non si sceglie di essere ultimi romantici, lo si è, direi che lo si nasce) al manifesto-articolo di fede che declina lo statuto di questa confraternita laica.
Credo che i confratelli possano testimoniare quali e quanti prezzi si pagano ad essere romantici, e come il mondo "bip bip" se la goda alle tante battaglie che si deve combattere e alle mille ferite sanguinanti che dobbiamo portare sul nostro corpo spirituale.
Beati gli ultimi romantici, si, ma essi erediteranno mai la terra? Oppure la terra appartiene, è occupata, è presidiata dai cinici, pragmatici, furbastri, indifferenti, conformisti, utilitaristi, cazzipropristi?
Temo che si tratti di un tipico interrogativo retorico.
Certo c'é una cosa che agli ultimi romantici non si può portar via: l'identità e il diritto di rivendicarla e affermarla.
Artificio consolatorio? Può darsi ma se non ci si può proprio piegare all'odioso struzzo planetario, almeno proviamo a rendergli la vita un pochino più difficile, finché le gambe reggono e anche al di là dei perniciosi effetti dei marchingegni della ACME.
Buona serata confratelli.
lunedì, marzo 13, 2006
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