Il blog, zitto zitto, ha compiuto un anno due giorni fa e gli dedico questa torta con l'eroe della mia infanzia.
Sono stato un accanito lettore di Topolino, quando era stampato su concessione della Walt Disney dalla "Arnoldo Mondadori" editore.
Memorabili le storie dei primi anni '70, bellissime quelle degli anni '60 rilette su qualche raccolta de "I classici di Topolino", straordinarie quelle degli anni '40 e '50 in un'opera "enciclopedica" che acquistai una quindicina di anni fa, in grande formato su carta patinata e che non sfoglio da troppo tempo.
Da bambino ricordo che sugli unici due canali in bianco e nero trasmettevano "Disneyland", un rotocalco, si direbbe ora, di documentari e cartoni animati, con la musichetta di "Viva Topolin", unico topo in grado di contendere la popolarità nazionale di Topo Gigio, autentico mattatore della TV dei ragazzi.
Di Topolino ricordo in particolare il numero 500, pubblicat0 domenica 13 agosto 1967.
Era una domenica d'agosto, calda ma non impossibile come le attuali ferie agostane, e mio padre accompagnò me e mia sorella da mia nonna, che abitava in un vecchio palazzo del centro di Bari, all'ultimo piano di ottantotto faticosi scalini.
Lungo la strada c'era un'edicola di giornali, e tra quotidiani e riviste campeggiava la copertina color oro del numero settimanale di Topolino, il cinquecentesimo, appunto.
Per l'occasione la rivista era chiusa in una busta di cellophan e regalava nientemeno che una farfalla vera, le cui ali impalpabili mi si sbriciolarono in mano al primo tocco.
Avevo colto un certo trambusto, in casa, quella mattina, ma beata ingenuità dell'infanzia di una volta, o forse solo mia, non ci avevo fatto molto caso.
Certo mi era parso un po' strano che di prima mattina mio padre si fosse premurato di accompagnarmi assieme a mia sorella dalla nonna; e ancor più strano che zia Romana, la sorella di mia madre che, rimasta nubile, viveva con la mia nonna ottuagenaria e "potente" ma dolcissima (oltre che, come le rimprovevo allora "petulante"), avesse fatto il percorso inverso, sempre di buon mattino, verso casa mia.
Rimasi quindi sbigottito quando, verso le due e mezza del pomeriggio, ci venne a chiamare una vicina di mia nonna, che non aveva il telefono, ed esterrefatto quanto all'altro capo del telefono della gentile vicina (in realtà erano due sorelle d'altri tempi, come le sorelle Materazzi, che erano proprietarie di parte del palazzo) sentii la voce di zia Romana che mi diceva che mi era nato un fratellino, chiedendomi se ero contento.
Lì per lì non seppi cosa rispondere. Ero, da sempre il piccolo di casa e mi sembrava strano che qualcuno si accomodasse al posto mio nel ruolo di piccolo di casa.
A sera, tornato a casa, scoprii questo strano "intruso" infagottato nelle fasce (non c'erano ancora i pannolini della Lines) con la testa pelata lunga lunga la pelle arrossata e arrognata di tutti i neonati le minuscole labbra aperte su gengive rosa sdentatissime e voraci di latte materno.
Mia madre era a letto, ma ci sarebbe rimasta per poco perché così si usava una volta, le mamme partorivano in casa e due giorni dopo, a dir tanto, erano di nuovo affaccendate nelle cose domestiche e nella cura della famiglia; ricordo che era stanca, un po' pallida, magra come sempre (anche incinta la "pancia" si era veramente vista solo negli ultimi due mesi).
Quel bimbo dalla testa pelata compie quest'anno quarant'anni; per me era più bello allora, ma ancora ora, quando lo guardo, non riesco veramente a dimenticare il bimbo che è stato, i suoi pugnetti stretti, la bocca sdentata.
Buon compleanno blog. A te e, in anteprima, a lui.