Ho una mamma ottantenne, piccina piccina, tenera come un uccellino, che quando accompagno in dialisi cerco di far sorridere e distrarre ricordando assieme le cose della sua giovinezza, qualche battuta di Totò, di Peppone e Don Camillo, i saggi ginnici della sua infanzia nell'Italietta fascista degli anni '30-40, e naturalmente le tante canzoni di quella stagione, su su fino agli anni '50 e ai primi anni '60.
Conosco quelle canzoni perché da bambino e poi da adolescente lei le canticchiava con una vocina sottile e dolce, a volte a due voci con la sorella, mia zia, mancata quasi tre anni fa.
Erano le canzoni della radio, dell'EIAR e della prima RAI, e infatti a casa di mia nonna materna troneggiava un bellissimo mobile radio-grammofono dove mia madre e le sue sorelle ascoltavano canzoni, notiziari, commedie, e tutto quanto è stata la colonna sonora della loro infanzia, adolescenza e prima giovinezza.
Sere fa mi sono fermato ad un negozio di dischi e le ho comprato un cofanetto di cd con quelle vecchie canzoni.
Stamattina, poi, accompagnandola alla dialisi supplementare domenicale (e sì, nostro Signore la domenica riposò, ma non avevano ancora inventato gli apparecchi per la dialisi...), le ho fatto ascoltare parecchie di quelle canzoni, canticchiandole io con lei.
La giornata è stata decisamente primaverile, un cielo azzurro e profondo, un vento teso, fresco e leggero, e dai finestrini aperti della mia auto si spandevano tutt'intorno quelle voci in falsetto dei vecchi cantanti, quelle musiche così diverse.
Due canzoni, in particolare, mi piacciono tra le tante di quella raccolta.
Sono canzoni che avranno settant'anni o giù di lì, scritte in rime baciate come si usava allora, parlano di un mondo che forse non c'é più, o forse c'è ancora e siamo noi ciechi a non vederlo, di sentimenti delicati e assoluti, di amori veri e profondi, di donne con le calze col righino dietro e gli occhioni sognanti, di città con poche vecchie Balilla e Topolino, molte biciclette, tram sferraglianti, di giovanotti col costume buono e il cappello a falda, di un tempo d'illusioni prima della guerra e di speranze tra le macerie e verso la ricostruzione.
Ve le propongo, confratelli romantici, nei loro testi, chissà che qualcuno di voi non ne trovi traccia nella grande rete, se le scarichi e magari condivida la mia idea che quelle vecchie canzoni d'amore hanno ancora qualcosa da dire e emozioni da dare.
Parlami d’amore Mariù
Come sei bella, più bella stasera, Mariu ! S
plende un sorriso di stella negli occhi tuoi blu!
Anche se avverso il destino domani avverso sarà
Oggi ti sono vicino, perchè sospirar?
Non pensar!
Parlami d'amore, Mariù !
Tutta la mia vita sei tu!
Gli occhi tuoi bellibrillano,
Fiamme di sogno scintillano!
Dimmi che illusione non è,
Dimmi che sei tutta per me!
Qui sul tuo cuor non soffro più
Parlami d'amore, Mariù !
Gli occhi tuoi belli brillano
Fiamme di sogno scintillano!
Dimmi che illusione non è,
Dimmi che sei tutta per me!
Qui sul tuo cuor non soffro più
Parlami d'amore, Mariù !
Tu che m´hai preso il cor
Tu che m'hai preso il cor
sarai per me il solo amor
no, non ti scorderò
vivrò per te
ti sognerò
Te o nessuno o mai più
ormai per me come il sole sei tu
lontan da te è morir d'amor
perché sei tu che mi hai rubato il cuor
Ti vedo tra le rose
ti dico tante cose
se il vento lieve t'accarezza
un profumar di giovinezza mi fai tremar
La notte sogno tremando di te
quale incantesimo il mio cuor sul tuo cuor
mentre si schiudono le pupille tue d'or
Tu che mi hai preso il cuor
sarai per me il solo amor
no, non ti scorderò
vivrò per te
ti sognerò
Te o nessuna o mai più
ormai per me come il sole sei tu
lontan da te è morir d'amor
perché sei tu che mi hai rubato il cuor
domenica, marzo 26, 2006
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