domenica, aprile 02, 2006

La banalità del male: maledetti ladri di merendine

Il piccolo Tommaso è morto, dunque, la sera stessa del rapimento ad opera di una banda di balordi che forse avevano immaginato un sequestro lampo per estorcere al padre i soldi depositati presso l'ufficio postale che dirigeva.
Difficile davvero immaginare la stupida bestialità di questi improbabili sequestratori che, spaventati, per zittire un bimbo che piange cercano prima di soffocarlo e poi lo uccidono con una badilata sulla faccia.
Inimmaginabile pensare alla callida freddezza di quel Mario Alessi che, già sospettato e indagato, si concedeva a interviste televisive sprezzando i rapitori e aggiungendo di aver solo una faccia, e forse che altri ne avevano due, e probabilmente lanciava messaggi al suo complice, o peggio cercava di rimestare nella pista investigativa che si era indirizzata al padre del bambino, alludendo proprio a lui, ad una possibile doppia vita di padre e pedopornografo.
Tre individui, due uomini e una donna, forse qualche altro complice, per una storia di straordinaria follia, come avrebbe detto Guccini "tra la via Emilia e il West", in quella bassa pianura padana umida di nebbia, torrenti, fiumi, di terra grassa concimata, di casolari e cittadine piccine, dove il sogno di una ricchezza rapinosa può far degenerare un sequestro da soliti ignoti in un dramma insopportabile.
E' l'Italia di provincia, è la provincia italiana, quella che si vorrebbe sana e produttiva e che produce anche i mostri, perché il male non ha solo il volto mefistofelico di Osama Bin Laden o del suoi accoliti, ma anche il viso banale e scialbo di un muratore quarantaquattrenne e della sua paffuta convivente, come nelle campagne di San Casciano Val di Pesa aveva anche il volto rubizzo del Pietro Pacciani e dei suoi squallidi compagni di merende.
La banalità del male, diceva Anna Arendth, e pensava ad Adolf Eichmann, il contabile dell'Olocausto.
La banalità del male quotidiano, non di quello destinato alle pagine dei libri di storia, ha il viso di questo cialtrone cinico: Mario Alessi, della sua compagna e di un suo alcolizzato pregiudicato compagno di merendine.
Le merendine rubate, per sempre, a Tommaso.

UNA GRANDE NUVOLA DI FUMO


Alle 10.30 in punto il primo blocco di Punta Perotti è andato giù in un nuvolone di polvere. Un amico giornalista, presente in prima fila nell'area stampa attrezzata sulla spiagga di "Pane e pomodoro" prospiciente il complesso edilizio, ha confessato di aver avuto una sensazione sgradevole, l'evocazione, in piccolo, delle immagini più viste del pianeta: il crollo delle Twin Towers.
La dinamica sembra esser stata la stessa: i solai sono collassati, in rapida successione, l'uno sull'altro, il tutto è durato forse tre forse cinque secondi, mentre nell'aria si è sparso un breve boato e l'orizzonte è stato avvolto da un nuvolone di polvere.
Il lungomare sud di Bari era affollato come alla sagra di San Nicola. Famigliole curiose, anziani a passeggio, un po' di ambientalisti e girotondini, qualche compassato militante rifondarolo, motorini, biciclette. Una kermesse. Non si respirava però un'aria euforica. L'evento andava visto e vissuto, certo, ma non ho sentito applausi scroscianti, urla di giubilo, né ho visto "ola" da stadio.
Giustizia è fatta, secondo le sentenze. La politica però non si fa con le sentenze, ma con scelte. Il comune di Bari poteva decidere di abbattere solo in parte i fabbricati, di "segarli", di conservarli, di destinarli a finalità pubbliche. Poteva ma non lo ha fatto. Anche questa è una scelta politica.
Forse se davvero nella landa svuotata dall'ecomostro, sorgerà un parco urbano, se a partire da quella demolizione nascerà un progetto di riqualificazione del lungomare di Bari, come promette il sindaco Emiliano, la distruzione avrà avuto un senso e sarà servita.
Se invece, secondo i costumi della politica nazionale, regionale, locale, quella landa tornerà ad essere un'area brulla e periferica, rimarrà il senso soltanto di uno spreco, ossia di come una città (le sue elites dirigenti, visto che non è stato indetto alcun referendum consultivo per chiedere ai baresi cosa volessero farne di Punta Perotti) abbia rubato a se stessa un patrimonio immobiliare ormai pubblico, e quindi di come abbia scelto di essere un po' più povera, anche se con un angolo di cielo sgombro.
Questo, amici del blog, è il punto, anche se tafazzianamente si preferisce pensare che sia una vittoria della città sui Matarrese, che ormai non erano più proprietari di nulla. Meditate gente, meditate.