Seguo con crescente sgomento la vicenda del rapimento del piccolo Tommaso Onofri e gli oscuri sfondi in cui essa sembra collocarsi.
Nell'arco di una settimana, o poco più, l'attenzione si è concentrata sulla figura del padre, sulle immagini di quell'interrato che, dati i contenuti dell'hard disk dei computer dell'uomo e la presenza di giocattoli, evocano squallidi e sordidi retroscena pedopornografici.
E' curioso e significativo come in pochi giorni si sia passati dal ritratto di una famiglia piccolo-borghese italiana di provincia, coi suoi buoni e raccomandabili valori, alla delineazione di un verminaio di cui spesso la provincia e le famiglie hanno offerto riscontro (e il caso Cogne? e i tanti bambini violati da padri, madri, zii, zie, cugini, conoscenti? e le tante ragazze a loro volta violentate?).
E' affermazione diffusa che la famiglia possa essere patogenetica, che certe dinamiche conflittuali unite a tare caratteriali più o meno profonde possano slatentizzare i più oscuri e torbidi rapporti, che la rispettabilità sociale faccia premio magari sulla denuncia e sulla ricerca di soluzioni tempestive e adeguate.
Tutto vero, drammaticamente vero.
Lo scenario è però più vasto e inquietante, e chiama in causa una scuola che non sa cogliere segnali, lo slabbramento dei rapporti sociali minimi (quante cose avvengono nell'indifferenza di vicini di casa che sanno, ma si fanno i fatti propri), la carenza di mezzi e professionalità nei servizi sociali locali, il ritardo con cui si assumono (quando si assumono) provvedimenti tesi a sottrarre i minori a contesti familiari degradati, magari con le migliori intenzioni di questo mondo e cercando di evitarne la istituzionalizzazione (su cui tanto ci sarebbe da studiare e riflettere).
E più in generale sul banco degli imputati va messa la perdita dei valori e l'orientamento della società civile verso modelli esistenziali dominati dal successo economico e dalla ricerca di scorciatoie verso il medesimo.
Casalbaroncolo, come Cogne, è potenzialmente qui, ora, a fianco, dietro la porta del vicino, magari dietro la nostra porta.
E' questo il pensiero che inquieta di più, non esorcizzabile dalla visione di "Chi l'ha visto" o dei plastici di "Porta a porta", né dalle chiacchiere della compagnia di giro (neuropsichiatri infantili, criminologi, giornalisti, magari magistrati) che cerca di rassicurare e placare un pubblico ad attenzione intermittente.
martedì, marzo 14, 2006
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