Ci siamo, dunque. A nove anni dal sequestro giudiziario, a cinque dalla sentenza definitiva della Cassazione, che assolse i costruttori ma confermò l'esistenza del reato e quindi la confisca, Punta Perotti va giù. Non tutta insieme, a pezzi. Oggi un primo blocco, il 23 e 24 aprile il resto.
Tutto è pronto per questa kermesse, i balconi dei palazzi vicini affittati e affollati di operatori televisivi, nazionali e locali, motoscafi, barche a vela, a remi, canotti, tutti a mare per godere lo spettacolo in una cornice suggestiva, probabile folla assiepata sul lungomare con binocoli per cogliere l'attimo (s)fuggente in cui le cariche di esplosivo faranno implodere l'ecomostro, che si piegherà in avanti, in ginocchio, abbattuto come un toro da corrida.
E' una storia italiana, pugliese, barese, e non è una bella storia, comunque la si guardi.
Agli inizi degli anni '90 i Matarrese erano all'apice della loro fortuna, imprenditoriale, politica, calcistica.
Avevano costruito in consorzio con altri imprenditori il megastadio "San Nicola", "astronave" da sessantacinquemila spettatori progettata da Renzo Piano, più vari edifici pubblici nel corso degli anni precedenti.
Antonio "Tonino" Matarrese era parlamentare dicci e presidente della federazione italiana gioco calcio, tra gli organizzatori dunque di un mondiale di calcio.
Il Bari, pur veleggiando tra A e B, aveva giocatori di grande spessore, da Platt, a Jarni, a Boban, ed altri ne avrebbe avuti, da Zambrotta a Perrotta a Cassano, molti finiti a grandi club e in nazionale.
Punta Perotti avrebbe dovuto rappresentare il fiore all'occhiello della famiglia e degli altri imprenditori interessati (Andidero e Quistelli).
Un complesso residenziale in posizione meravigliosa, sul lungomare sud di Bari, di fronte al quale forse sarebbe nato un porto turistico, un angolo di Montecarlo, insomma.
Difficile non vederlo venir su giorno per giorno, difficile non vedere le gru. Certo rispetto al progetto originale avevano ruotato gli edifici, per offrirgli il panorama della città. Certo alla città quella rotazione toglieva un pezzo di panorama, cioé un ampio spicchio di cielo e la prospettiva della marina verso le frazioni di San Giorgio.
Sta di fatto che il sequestro penale è arrivato quando gli edifici erano già completati "al rustico"; c'era lo scheletro, completo, bruttino è vero, ma gli scheletri non sono mai così belli, almeno è difficile apprezzarli se non si è un professore di anatomia umana normale.
Punta Perotti è diventata storia giudiziaria, prima il sequestro, poi il dissequestro, poi una sentenza in primo grado che riconosce il reato ma ritiene non punibili i costruttori perché si sono fidati delle autorizzazioni e permessi amministrativi ottenuti, poi una sentenza d'appello che esclude il reato, infine la Cassazione che da ragione alla sentenza di primo grado, e alla confisca con esso disposta.
Confisca: cioé fabbricati e area c.d. di sedime (dove sorgono i fabbricati) appartiene al patrimonio indisponibile del comune di Bari.
L'alternativa è demolizione o utilizzazione dei fabbricati per usi pubblici. Il Consiglio comunale non ritiene che vi siano usi pubblici compatibili, rimane la demolizione.
I costruttori le tentano tutte per evitare la demolizione, alla ricerca pare di una transazione con il comune per una utilizzazione edilizia alternativa dei suoli, cosa giuridicamente molto difficile, forse impossibile, iscrivono una ipoteca, propongono ricorsi, anche denunce penali; e perdono sistematicamente ogni battaglia giudiziaria, come è scontato perché il pignoramento immobiliare è inefficace (come si fa a ipotecare ciò che ormai appartiene al comune), e quindi su questa base non ci può essere alcun reato nella distruzione di un bene che non può considerarsi pignorato.
Rimane la richiesta di risarcimento danni per cinquecento milioni di euro, ma coi tempi della giustizia civile chissà quando arriverà a sentenza.
E' difficile pensare che in questa storia vinca qualcuno: perdono i costruttori certo, perdono gli acquirenti "in pianta" che però otterranno la restituzione di quanto pagato, forse perde soprattutto la città.
Non perché la "saracinesca" non sia brutta, illegale, da abbattere.
Ma perché è un pezzo di patrimonio pubblico che va in macerie; e dalle macerie riemergerà quando saranno rimosse una landa brulla e desolata, come era prima di Punta Perotti.
Si dice che ne faranno un parco, che sarà riqualificata sotto il profilo urbanistico.
Si, certo, forse.
Ma nella città del Petruzzelli e del teatro Margherita in ricostruzione il primo e ristrutturazione il secondo da anni, è difficile essere ottimisti.
sabato, aprile 01, 2006
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