Ho appena finito di leggere un libro straordinario, uno dei pochi libri, tra i tantissimi che si pubblicano, che vale davvero la pena di leggere, che è un peccato non leggere.
"La Russia di Putin", edizione italiana di Adelphi, è forse il libro più conosciuto di Anna Politkovskaja, ed è un affresco impressionante dell'impasto indigeribile di autoritarismo, burocrazia, criminalità economica, razzismo, degrado morale che è la Russia oggi.
Non è un'analisi sociologica o politico-istituzionale, ma molto di più: un caleidoscopio di storie vere i cui protagonisti sono gli eroi negativi e positivi della Russia post-sovietica: ufficiali e sottufficiali violenti, ubriaconi, stupratori, massacratori nella Cecenia occupata, oligarchi che rastrellano società, fabbriche, industrie, utilizzando le forze di polizia, corrottissime, come polizia privata, ufficiali della flotta del Nord che cercano di mantenere in efficienza, senza mezzi, sommergibili nucleari pericolosissimi se lasciati al degrado, persone di qualità e valore travolte dal capitalismo criminale e selvaggio che ha sostituito il capitalismo di Stato, ceceni ridotti ai margini della società russa da un razzismo strisciante, un sistema giudiziario corrottissimo e arbitrario, e tanto altri ancora.
Un libro appassionante come un romanzo, illuminante come un saggio, vibrante di passione civile.
Mi fa effetto pensare che la Politkovskaja era poco più piccola di me, che nei suoi brevi quarantotto anni di vita è stata una luminosa figura di giornalista d'inchiesta, un punto di riferimento culturale e morale, una autentica e vera fustigatrice del degrado della società russa, e insieme, inevitabilmente, del degrado della nostra società occidentale, europea e americana, che ha voltato la testa dall'altra parte, consentendo a Putin e alla sua cricca di ex agenti del KGB, di oligarchi delinquenti, di burocrati criminali, di schiacciare ogni forma di dissenso, spacciando per democrazia una deriva autoritaria plebiscitaria, cedendo al ricatto energetico, agli affari.
Se una vita è degna di essere vissuta, quella di Anna Politkoskaja lo è stata sino in fondo, sino ai quattro proiettili che una sera del 7 ottobre 2006 ne hanno spento la vita nell'ascensore della sua casa moscovita.
Onore a Anna Politkovskaja, piccola grande donna della madre Russia.