Il silenzio elettorale, se sarà rispettato, dovrebbe servire a una sana pausa di riflessione. L'elettore, frastornato, dovrebbe poter raccogliere le idee, chiedersi cosa sia meglio votare, per se, per la sua famiglia, per il suo futuro.
E' stato detto, da Berlusconi, che si tratta di una scelta di civiltà, ma anche i "Nani Moretti", come chiamati da Max Tortora in una fantastica imitazione di Alberto Sordi, ci hanno messo tutto il proprio livore per disegnare un clima da Italia 1948 (la scena finale de "Il Caimano" con il popolo grasso forzitaliota golpista che reagisce con la violenza alla condanna giudiziaria del proprio signore e mentore).
The Economist ha ribadito, come cinque anni fa, che votare Berlusconi significa accentuare un declino italiano inguardabile.
Umberto Eco ha addirittura scritto un libro spiegando perché, se rivince Berlusconi, andrebbe in esilio volontario.
Berlusconi non vincerà. Forse non perderà in modo rovinoso, ma perderà.
Berlusconi perderà perché troppo ha promesso e poco mantenuto, perché si è dissolto il sogno che il suo miracolo aziendale potesse contagiare l'Italia, perché non ha avuto una classe dirigente seria, degna, preparata, perché non ha saputo ridurre e razionalizzare la spesa pubblica, perché non ha fatto alcuna vera liberalizzazione.
Prodi vincerà solo perché perderà Berlusconi e perché non c'è alternativa, almeno al momento, perché promette di rimettere al centro del metodo di governo una concertazione che vuol dire negoziazione tra interessi e centri di potere corporativi, perché i grandi gruppi industriali sanno che potranno chiedere e ottenere di più.
In ogni caso, la ricreazione della seconda repubblica volge al termine.
La vittoria di Prodi, o la sconfitta di Berlusconi, che è la stessa cosa ovviamente, non sarà larga, non risolverà i nodi strutturali del declino italiano, non risanerà con un colpo di bacchetta magica i problemi italiani.
Segnerà solo uno spartiacque, da cui dovrà iniziare, si spera, la fuoriuscita dall'anomalo decennio del bipolarismo bloccato, della reciproca legittimazione di un'alternanza il cui risultato complessivo è stato inadeguato alle esigenze di riforma effettiva e reale.
Il governo Prodi sarà probabilmente un nuovo governo Badoglio, servirà solo come interludio temporale verso una stagione di cambiamento, che dovrà caratterizzarsi, c'é da augurarselo, nel senso di una semplificazione dell'affollato panorama politico, il riassorbimento di cespugli e cespuglietti dell'una e dell'altra parte, l'emersione di tre soggetti politici nuovi, un partito moderato, uno democratico o progressista e un centro a mediarli e a costituire il perno delle alleanze future, risospingendo all'opposizione le ali estreme.
Il rinnovamento politico in Italia passa anche attraverso il declino, a questo punto più che auspicabile, delle figure che hanno interpretato questa transizione sin troppo lunga: Berlusconi, certo, ma anche Prodi.
venerdì, aprile 07, 2006
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1 commento:
Ti ordino di postare questo "meraviglioso" pezzo anche sul tuo secondo blog che poi e anche il mio o altrimenti rischi che vengo a Bari e ti suono di legnate:)
Ciao:)
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