sabato, ottobre 07, 2006

Un Prefetto "di ferro"

L'altra sera ho visto la terza puntata di "Anno Zero", questa volta dedicata alla mafia.
Pare che la nuova trasmissione di Santoro non faccia grandi ascolti, forse perché con l'uscita dalla scena governativa di Berlusconi anche il biondo-cinereo anchor man, ritornato dall'esilio televisivo, ha perso mordente.
Nè maggior aiuto sembrano dargli una ragazzina di nobili origini e alto lignaggio, che poco sembra poter rappresentare il punto di vista dei giovani d'oggi (tra studi stentati, telefonini, disoccupazione e call center), la pur bella e grintosa Rula Jebreal e il robespierre Marco Travaglio, che legge tutta la realtà esclusivamente negli atti giudiziari, anche lui con poco mordente vista l'eclissi del protagonista principale dei suoi libri e instant book.
La trasmissione ha aggiunto assai poco a quello che si sapeva e si sa della "nuova" mafia, e dell'inabissamento della strategia stragista del '92-93.
Ha toccato però un punto molto bello e alto quando ha parlato dell'ex Prefetto di Trapani Fulvio Sodano.
Sodano fu Prefetto di Trapani sino al 2003 e venne trasferito, senza il suo consenso e nonostante fosse già malato (di sclerosi laterale amiotrofica, s.l.a.).
Ora è in fase avanzata di malattia, ridotto su una sedia a rotelle, con un tubicino che gli entra in gola e lo fa respirare attraverso un c.d. "ventilatore", che gli pompa aria nei polmoni avendo perso la funzionalità della muscolatura polmonare, oltre che di tutti gli altri muscoli; riesce ancora a scrivere con la mano atrofica e contorta qualche parola a stampatello, assistito dalla moglie.
Si dice che Sodano fu trasferito perché cercò di evitare che un'impresa di calcestruzzi, confiscata alla mafia, tornasse in mano a imprenditori mafiosi trapanesi, grazie a una compiacente perizia di un funzionario dell'agenzia regionale siciliana del demanio, ora indagato per concorso mafioso, e dopo che con un passaparola, cui pare avesse partecipato anche il senatore forzista D'Alì, all'epoca sottosegretario agli interni e ora presidente della provincia di Trapani, e anche l'associazione locale degli industriali, era stato vivamente raccomandato alle imprese costruttrici di acquistare calcestruzzo da altre imprese, in mano a quegli imprenditori in odore di mafia che avrebbero potuto acquistare l'impresa confiscata ove posta in liquidazione e quindi venduta sul "libero" mercato.
Qualche malpensante, in qualche sito internet trapanese, giunge a ipotizzare che Sodano fu trasferito anche se non soprattutto per pressioni del senatore D'Alì, già sottosegretario al ministero dell'Interno e collega di partito del Ministro Pisanu.
Intervistato, Sodano ha confermato, come poteva, con cenni del capo e le lacrime agli occhi di essersi opposto alla "svendita" di quella impresa, di aver ricevuto qualche rampogna dal D'Alì, di esser rimasto solo e di esser sicuro che il suo trasferimento sia stata una punizione per aver cercato di fare soltanto il proprio dovere. E alla fine, con sforzo, ha scritto un breve messaggio di speranza che le cose possano cambiare, anche se ci crede poco.
Certo, se l'uomo non fosse malato, molto malato, l'impatto emotivo di quella intervista sarebbe stato assai minore; ma pare di capire che era malato, anche se in stadio meno grave, anche quando ne fu disposto il trasferimento.
E poi non è nemmeno questo quello che conta. Se la storia è vera, se cioé qualcuno ha allontanato un Prefetto solo perché stava cercando di opporsi ad una manovra speculativa per riportare sotto il controllo d'imprenditori "pungiuti" un'impresa già confiscata a mafiosi e che comunque dava fastidio a imprenditori mafiosi; e se questo fastidio era condiviso dall'associazione locale degli industriali, e spiaceva in qualche modo al potente politico di riferimento della zona (poco importa davvero il suo "colore" politico)è una storia agghiacciante e istruttiva.
E' la storia di uno degli "eroi" solitari dello Stato, di uno di quei funzionari che fanno onore allo Stato, e a cui lo Stato, nelle sue personificazioni politiche, fa disonore.
Diceva Brecht che sono felici solo i popoli che non hanno bisogno di eroi.
E aveva ragione, ma forse per ragioni opposte a quelle che sottintendeva.
E' paradossale che si debba essere e si sia eroi solo perché si fa il proprio dovere, cioé ciò che dovrebbe essere scontato, normale, nemmeno degno di lode particolare.
Ciò che dovrebbe essere ordinario, diventa straordinario, il funzionario qualunque di ordinaria diligenza diventa un eroe.
Ma quando lo Stato si lascia rappresentare in modo indegno, quando non protegge e anzi punisce i suoi servitori fedeli, e quelli rimangono soli, bene allora è proprio giusto definirli eroi.
E' una lezione anche per me, che mi ricordi sempre, attraverso l'immagine del povero prefetto Sodano, di fare "la cosa giusta", sempre e comunque, a qualsiasi prezzo, a qualsiasi costo: perché sono figlio di un Uomo che chiamava lo Stato, di cui pure era fedele funzionario, con la "S" maiuscola.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissime parole, davvero: anch'io, vedendo "Annozero", avevo trovato che in, un contesto di retorica piuttosto accentuata, la vicenda del Prefetto Sodano, fosse un momento di grande passione civile.
Questa figura mi ha ricordato molto da vicino quella dell'avvocato Giorgio Ambrosoli, che prima di essere assassinato dal killer incaricato dalla mafia (forse anche per conto di certi ambienti politico-affaristici italiani), disse alla moglie: "Ho fatto politica per conto dello Stato".
Devo dire però che di fronte a questa vicenda, a quelle - altrettanto dolorose - degli orfani di mafia presenti in studio, quello che mi ha reso avvilito e sfiduciato è stato l'atteggiamento dei giovani della Palermo-bene, convinti che la loro è la città migliore del mondo, e che le storie raccontate quella sera fossero solo cattiva propaganda che offusca la fama della città che fu "felicissima".
Niente è riuscito a smuovere quelle "coscienze".
Questo mi rende definitivamente convinto che, come diceva Leonardo Sciascia, Palermo sia "irredimibile".
Wil

Chris ha detto...

Bentornato a scrivere Leo:)

Anonimo ha detto...

mittente:Abate Adriana e Occhipinti Rosalinda, via Marinella 33, Trapani



A sua Eccellenza Prefetto Fulvio Sodano



Siamo due donne trapanesi che hanno seguito con molto interesse la trasmissione del 5 ottobre 2006 “Anno zero” di Michele Santoro.
Vogliamo esprimerLe la nostra più sentita solidarietà per quanto accadutoLe, per essere stato così vilmente trattato dalle istituzioni nelle quali, purtroppo, anche noi non crediamo.
La sua testimonianza è stata preziosa, ha fatto capire in modo più chiaro in quale realtà mafiosa vive Trapani che, chiusa nella sua omertà, fa finta di non vedere e di non sentire.L’alibi della paura è troppo comodo e semplicistico, la verità è che si è tutti mafiosi perché la “forma mentis” diffusa rifiuta di lottare contro una società considerata ancora oggi “d’onore” e quel che conta sono i soldi, non importa come si abbiano, ma essi danno potere, visibilità, prestigio.
A Trapani è più semplice salutare ossequiosamente il mafioso di turno che non la gente onesta, coraggiosa, e veramente forte dal punto di vista etico come Lei, Prefetto Sodano.
Malgrado la sua sofferenza, dalla trasmissione è emerso in modo evidente che Lei è un Grande Uomo, invece chi l’ha rimosso da Trapani, il d’alì, è apparso come un piccolo uomo, quasi spaventato, che non ha avuto neanche il coraggio di farsi intervistare e di dire quello che avrebbe ritenuto opportuno.
Caro Prefetto, scusi la confidenza, il suo passaggio a Trapani, pur breve, ha lasciato un segno che durerà nel tempo perché la sua meteora ha impresso una scia che brilla ancora oggi:anche per Lei ci siamo entrambe iscritte all’associazione anti-mafia di Margherita Asta, sezione di Trapani, “Libera”. Lei ci fa onore, riaccende la speranza e tanta gente è sicuramente con Lei.
Loro uccidono fisicamente ma i nostri Ideali non possono sopprimerli.

Cordiali saluti
27/10/2006

Anonimo ha detto...

TRAPANI e’ CIECA?
-America’s cup o un paio di occhiali?-
riflessioni di una sedicenne

Sono una ragazza di 16 anni e frequento il liceo classico di Trapani. L’altro ieri ho partecipato ad una riunione dell’associazione Libera durante la quale è stata proiettata una delle puntate del programma Anno zero,la puntata più discussa e criticata,quella sulla mafia siciliana e specificatamente trapanese. Indignante. Semplicemente Indignante. Scrivo perché voglio far sentire la voce di molti ragazzi che si sdegnano ancora per questa terribile decadenza sociale che affligge soprattutto il mondo della politica,delle istituzioni.
Un abbrutimento politico, quindi che riguarda la polis,il cittadino, non soltanto l’estraneo mondo della politica come lo intendiamo noi. Ma che futuro possiamo avere noi giovani?
Certo,il cambiamento,la rivoluzione parte da noi. Ma non è così facile. La mafia è un fenomeno che ha invaso qualsiasi campo dell’attività umana,una sorta di virus che degenera ed uccide il rispetto sociale,la tolleranza,la voglia di vivere e degrada il livello della qualità umana .Un sistema che sostiene la mancanza di scrupoli nei rapporti sociali e che basa il suo potere sulla bugia, sul nascondere in eterno i passaggi-chiave e i fatti reali e sull’affermare la figura perfetta del ricco capitalista perennemente sorridente in grado di governare, almeno secondo la maggior parte delle fonti, nel migliore dei modi la città, la polis,capace di tutto,a capo di tutti e padrone dei soldi di tutti... Quasi un semi-dio perché la fede,forse per convenzione o per formalismo,chi lo sa?- non manca mai,quindi il mafioso deve ridursi soltanto a rivestire la misera carica di “ semi-dio posso tutto-io” . Al di sopra di lui però c’è solo Dio. Questo è importante!Egli ,il semi-dio , vestito elegantemente viene premurosamente circondato da “funzionari subordinati” con il sol compito di venerarlo, osannarlo e di eseguire gli ordini,Ordini Supremi, segreti e di farlo sentire un reuccio circondato da solidarietà, da amicizia (?) , da succulenti, nobilissimi piatti pronti apposta per il grande evento, l’America’s cup.Piatti che hanno fatto riempire la pancia a persone che la pancia già l’avevano piena.
La mafia, il terribile virus, si diffonde come un’epidemia per uno smodato desiderio di potenza,di onnipotenza ,che acceca gli uomini e li rende vulnerabili,volubili,fragili,passivi. Ma non solo. Anche dei terribili delinquenti,degli assassini omertosi,dei ladri che si arricchiscono con i nostri soldi,con i soldi pubblici,con l’unico scopo di mostrarsi tranquilli di fronte alle telecamere,di mostrarsi impeccabili, perfetti, sorridenti,potenti. Di rifiutare le interviste perché non “ previste” (e questo farebbe supporre che quindi le interviste “previste” otterranno soltanto risposte prestabilite, preparate, già decise, non impulsive e sincere,effettive. E’ facile dedurne il motivo) e di richiamare all’attenti le muscolose guardie del corpo munite di occhiali da sole in piena notte per allontanare quelle fastidiose zanzarine - i giornalisti - che cercano di fare un po’ di luce su situazioni scottanti,occultate,incandescenti. Con l’unico scopo di diffondere la voce che ciò che risulta,l’essere mafioso, alla fine,è una corbelleria. Alcuni, con arroganza e oserei dire anche con stupidità, sostengono che a trapani la mafia non ci sia,che non esista. Che è un’invenzione,una pazzia .
Un circolo vizioso che non si deve pensare esista solo a livello siciliano,attenzione. Ma a livello nazionale.
Se non internazionale. Agganci degli agganci degli agganci. Amici degli amici degli amici.
Oscure ombre,ambigue figure, anche della Trapani-bene. No loro non lo ammetterebbero mai, eppure il fatto che a Trapani alcuni abbiano sostenuto che il programma anno zero non fa altro che dare una visione falsata ed esagerata della mafia trapanese fa sì che si pensi realmente che
1) o questi hanno voglia di scherzare e far divertire e ridere ( ma ottengono solo l’effetto contrario) (2 o vogliono nascondere o comunque “ammorbidire” la realtà. A voi la scelta. Cioè come si puo’ pensare che un programma del genere quale anno zero faccia vedere questa illustre città (illustre per l’America’s cup, altro interrogativo cruciale per gli appassionati) in modo distorto e lontano dalla reale immagine sociale?Come si possono prendere in giro cosi le vittime della mafia?Come si puo’ negare cosi l’evidenza?Una di queste persone è stato un vescovo,di cui mantengo l’anonimato, ma la mia voglia di ribellarmi e denunciare in realtà mi porterebbe a scrivere il suo nome e il suo cognome a caratteri cubitali su questo foglio. Un cristiano che considera nefasto un programma anti-mafia perché butta fango su Trapani. Ma dove siamo arrivati??Nascondere, mentire, filtrare la realtà a proprio piacimento non è da considerarsi uno dei peccati capitali??Oppure l’intervento del prefetto Sodano, ridotto a piangersi da solo, è stato considerato da alcuni una tattica per screditare trapani e il suo nobile tutore, puntando sul pietismo di un uomo distrutto soltanto fisicamente. Ma Sodano è stato distrutto anche moralmente. La malattia l’ha ridotto ad una larva umana dal punto di vista fisico, dal punto di vista morale chi ci ha pensato??
No. Anno zero, e parlo a nome di molti ragazzi trapanesi che non vedono e non sentono, ma che guardano, che ascoltano e hanno dei propri ideali, è servito in primo luogo a ricordare un po’ la terribile scandalosa perdita di molte persone uccise dalla cancerogena affezione mafiosa, e questo è un atto sicuramente da applaudire e da condividere. Perchè come ha detto Santoro,la foto del piccolo gemello straziato non riguarda solo Margherita, non deve essere solo lei a piangere il fratellino, deve essere la comunità,l’intero mondo ad aprire gli occhi e a ribellarsi,a mostrarsi unito e combattivo contro i “nascosti violentatori della felicità”, a cercare di attivarsi in modo tale da evitare un macello cosi tragico e scoraggiante, a cercare di dare impulso alle lotte anti-mafia,ad appoggiare i famosi “ programmi scottanti”.
W la trasparenza!Questo vuol dire che la mafia c’è per quanto ne possa dire qualcuno e che è onorevole e fa onore non solo all’Italia ma anche all’intera Europa mandare in onda questi programmi di sensibilizzazione perché cercano di scardinare questo pietoso velo di omertà e ipocrisia, di silenzi e di paura,cercano di porre l’uomo direttamente di fronte al problema e lo rendono consapevole,critico, non passivo. In secondo luogo perché fa storia mafiosa, fa luce e cerca di indagare su irrisolti, clamorosi casi di associazioni a delinquere .Sui quali improvvisamente cade il silenzio tombale .E a causa dei quali per poco “qualcuno” non stava per essere picchiato in quella “famosa” edicola dove si trovava un grottesco, stravagante ometto, il signor Nasca, dopo le disumane grida. Dopo le grottesche, selvagge “frasi” inferocite rivolte al nostro “eroico” giornalista. E dopo avergli strappato violentemente e con prepotenza il microfono. Ridicolo,una scena assurda,quasi paradossale, che rasenta la parodia burlesca del teatro. Ma è questa la mafia siciliana. Proprio questa. Questo atteggiamento fa capire che personaggi alla “binnu u tratturi“non si sono ancora estinti e che non sono gli attori di un fantasioso, irreale, fiabesco, fittizio cortometraggio amatoriale , ma i dittatori di una realtà che coinvolge uomini, donne, giovani,la popolazione.Più reale di così…? Come si fa a perdere il contegno in questo modo??Sono indignata e mi vergogno di Trapani, ma non per questo critico il programma e lo etichetto come ”eretico”. Apriamo gli occhi. Sicuramente non serve a niente dire così se le pupille di alcuni, una volta aperti gli occhi, continueranno a selezionare le cose da vedere e da dimenticare,da riferire e da scaraventare nell’irrisolto mondo dei segreti trapanesi. Segreti di sangue, di soldi.
Vorrei precisare però che la mafia non è solamente basata su “sporche trattative” portate avanti da evanescenti fantasmi (le “zanzarine” non credono alla superstizione, né tanto meno ai fantasmi, quindi si propongono di dar loro un volto ed un’identità), ma è anche un sistema di uccisioni morali, di mobbing, di appiattimento della dignità e delle capacità dell’individuo, di umiliazioni nel campo del lavoro e non solo. Degli atteggiamenti mafiosi, quindi, che sopprimono la libertà e la felicità delle vittime, che a volte riescono a reagire, ma a volte si fanno “uccidere”. Ci si potrebbe domandare a cosa sia servita la tanto acclamata rivoluzione umanistico - rinascimentale.
Come possiamo affermare di vivere in una società civile se dobbiamo combattere per ottenere ciò che ci spetta??Come possiamo pensare di combattere la mafia se non parliamo e non denunciamo??
E c’è chi ha il coraggio di dire che un programma come anno zero sia servito soltanto ad infangare una città che a mio parere è già infangata da una mentalità chiusa, fatta di “paraocchi” e di staticità sociale.
Le masse sono condizionate dalla televisione. Speriamo in questo caso in senso positivo.

Ma in alcuni animi, come quello di Margherita Asta,la mafia ha infuso voglia di farcela e di lottare.
Siamo tutti con te. W Anno Zero!
Con la speranza che questa lettera sia considerata degna di essere letta,pongo i miei più cordiali saluti.

Rosalinda Occhipinti
19/10/2006
P.s. Le persone che pensano ci sono. Sono i ragazzi. Noi ci SIAMO&ci ribelliamo

leospagnoletti ha detto...

Grazie amiche trapanesi per il coraggio e l'indignazione, il futuro non può essere così disperante se ci siete voi e la vostra coraggiosa associazione.
SIAMO TUTTI TRAPANESI. MA SPERO TUTTI O QUASI COME VOI.