"Che bella età, la mezza età", canticchiava sul primo canale televisivo, sul finire degli anni '60 Marcello Marchesi, fine umorista e sceneggiatore, nella sigla de "Il signore di mezza età".
Col cappello calato sugli occhi, il viso bonario, i baffi e un soprabito, Marchesi si aggirava nella sigla nelle immagini di un panorama urbano tipico di quegli anni, i neon, le grandi pubblicità sui cornicioni dei palazzi, il traffico (che sembrava caotico allora, figuriamoci) popolato di cinquecento e seicento, millecento, lancia flavia, rare giuliette, qualche renault e citroen ds, praticamente nessuna macchina tedesca e giapponesi neanche in sogno.
Mi sembrava così remota e lontana allora la mezza età, praticamente ai confini della vecchiaia.
Ora che sono arrivato pure io alla mezza età (anzi forse oltre perché teoricamente se la vita media maschile è di 78-79 anni, ho già compiuto un bel pezzetto oltre il cammin della metà di nostra vita), è curioso che non mi senta un "signore di mezza età" e non riesca a riconoscermi nell'omino della sigla.
E' vero, i cinquantenni di una volta erano praticamente già quasi nonni e i cinquantenni di oggi spesso si vestono, si comportano e pensano poco più che da adolescenti. La vita anzi spesso ricomincia a cinquantanni dopo separazioni e con famiglie più o meno allargate, almeno per la "classe borghese" (i poveri, oggi come allora, invecchiano molto prima).
E' proprio cambiato il sentimento di se e della propria generazione e del rapporto con quelle successive; e purtroppo anche con quelle precedenti, moltiplicandosi case di riposo che un tempo di chiamavano ospizi e oggi si ingentiliscono con nomi ridicoli tipo "hospice", "club del nonno", "anni d'argento" e cazzate consimili a travestire la nuda sostanza delle cose.
Ma è anche vero che, se si ha buona salute e soldi, magari a settantanni e circondati da badanti, si evitano gli ospizi e con le beauty farm e la chirurgia estetica si possono arrivare a dimostrare "venti anni di meno", come in una vecchia pubblicità caroselliana dell'acqua minerale "Fiuggi".
Eppure dubito che noi cinquantenni di oggi, con tutte le creme e cremine antirughe (chi le usa), con i capelli colorati (chi li tinge), con i fisici palestrati (chi si palestra), con l'abbigliamento sportivo-giovanilistico, si possa dire di avere quel senso di progressiva sazietà della vita, di maturazione e consolidamento della propria personalità, di consapevole raggiungimento degli obiettivi essenziali della vita che avevano i cinquantenni di quaranta anni fa.
Un qualche prezzo lo si paga sempre all'illusione della non sfiorente giovinezza.
venerdì, dicembre 07, 2007
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