mercoledì, marzo 29, 2006

Osho e Cesare, qualche inquietante domanda

Forse dovrei riprendere a leggere Osho, ma ho la sensazione che Pavese, nel suo pessimismo, colga meglio l'essenza delle cose, o almeno il sentimento umano delle cose. Si ha un bel dire che bisogna donare, dare, dare, dare, ma il rischio è di svuotarsi, senza potere ricaricarsi in alcun modo. E poi, siamo pratici: se a chi dai non importa nulla, o non vuole ricevere niente, è acqua che si disperde vana. E' umano cercare di contare nella vita degli altri, è questo che da il senso di ciascuna vita, io credo. Importa poi tanto contare solo nella propria vita? Si può accettare un solipsismo più o meno sereno e appagante? Può un solipsismo essere appagante? Anche gli egoisti hanno bisogno degli altri, più degli altruisti. La prospettiva cristiana ha un senso in quanto c'é Chi accetta il tuo amore e lo ricambia, ed è straordinaria perché Colui che E' accetta l'amore di tutti, perché tutti sono suoi figli, sue creature fatti figli nella fratellanza di Cristo. Ma solo Dio che è amore infinito può accettare di amare senza attendere nulla in cambio. Eppure persino Lui vuole essere riamato dai suoi figli, per libera scelta d'amore (il libero arbitrio è proprio questo, libera scelta, e distingue il Dio-Padre e Madre cristiano dal Dio-Padrone ebraico e musulmano).
Bisognerebbe allora fondare la propria vita anzitutto sull'amore per Dio? Si, sarebbe cosa buona, giusta e saggia. Ma non facile, perché la fede è sì ricerca, ma soprattutto Grazia, e non sempre la si possiede, e non la si possiede continuativamente e per sempre. E poi, come direbbe Pascal, è una scommessa: testa o croce, quale sarà il lato giusto della moneta? Se Dio esiste, e non è una costruzione mitologica per vincere l'angoscia della morte, la scommessa è vincente; se Dio non esiste, la scommessa è perdente, può aiutare a vivere ma può essere una tragica illusione, che nasconde la cruda realtà di un mondo di uomini e donne infelici, animati più da istinti che da sentimenti, inclini a nascondere piccole astuzie di vita quotidiana con grandi e falsi ideali.
La cosa migliore allora potrebbe essere guardare la realtà come è, non come la vorremmo.
E se quella realtà è brutta, insopportabile, meschina, misera, al fondo squallida?
Siamo proprio pessimisti, stamattina, non c'é che dire.

2 commenti:

Chris ha detto...

Leo la fede in Cristo non arriva e ti colpisce come a San Paolo sulla via di Damasco d'improvviso. San Paolo è stato "fulminato" perchè era in ricerca. Solo chiedendola la Grazia ed accettando Cristo si viene colpiti dalla sua luce. Allora tutto cambia sai? Allora non te ne frega nulla di ricevere, perchè sei contento così. Perchè sai che solo nell'Amore spontaneo, solo nella carità vissuta nel tuo "presente" puoi essere realmente felice accetando quello che ti arriva perchè sai che le cose non accadono per caso ma fa tutto parte di un disegno in cui Cristo ti lascia anche il libero arbitrio. Non c'è amore più grande che lasciare la libertà ad un altro essere umano, perchè significa dargli dignità e rispetto come uomo. Speso i segni della benevolenza di Cristo non si vedono, perchè noi ci aspettiamo quello che il nostro egoismo vuole e non sappiamo che forse è altro di cui abbiamo bisogno. Faccio una citazione, guardiamo i gigli dei fiori non lavorano, non si dannano. Guardiamo gli uccelli del cielo non corrono non si prodigano, ma vivono il loro "presente" è il Signore gli da quello di cui hanno bisogno. La faccio facile lo so e forse ho poco approfondito, ma credo che tu mi abbia capito lo stesso.
Ciao

leospagnoletti ha detto...

Cari Chris,
hai ragione: cercare, per certi aspetti, è già trovare, il punto è mettersi nella disposizione di animo di cercare, e accettare soprattutto il mistero di una volontà divina che riguarda il nostro bene che, in quanto onnisciente e infinitamente sapiente, sa cosa ci occorre veramente, che è spesso il contrario di quanto noi supponiamo e vogliamo.
Ci vuole umiltà, affidamento totale al Signore, disponibilità a guardare oltre la chiusa visione dei nostri piccoli occhi mortali (frase bellissima di Aldo Moro "vorrei capire con questi piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo: se ci fosse luce sarebbe bellissimo", dall'ultima lettera alla moglie Norina).
Qualche volta, nella mia esperienza di vita, ci sono riuscito, di solito in momenti di grande difficoltà personale.
In questo periodo sono cieco e sordo a questa realtà soprannaturale, ma chissà che non mi si aprano occhi e orecchie, lascio fare alla bontà di Dio, che è infinita.
Grazie per questa testimonianza, scriverò presto sul tuo blog magari sullo "spottone" elettorale di Punta Perotti, che sembra diventata la madre di tutti gli ecomostri (pur essendo effettivamente un complesso bruttino).
Un saluto affettuoso